AERONAUTICA MILITARE: 53 anni fa, l'eccidio di Kindu

L’Aeronautica Militare commemora l’eccidio di Kindu (Congo) avvenuto l’11 novembre del 1961, nel quale persero la vita 13 aviatori, primi caduti in missione fuori dai confini nazionali, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Sono passati 53 anni dai tragici giorni di Kindu, prima missione internazionale che l’Aeronautica Militare, con il personale e i mezzi della 46^ Brigata Aerea di Pisa, affrontava dopo il secondo conflitto mondiale, con il preciso intento di riportare l’ordine nel Congo sconvolto dalla guerra civile, sotto l’egida dell’ONU.
Kindu non era altro che l'inizio di quello che oggi si definiscono interventi di tipo umanitario, oggi genericamente identificati nelle attività di “peace-keeping”. L’Aeronautica Militare, per l’impegno profuso in quella operazione, senza risparmio di uomini e mezzi, raccolse il plauso internazionale. 

In quel fatale 11 novembre 1961, tuttavia, la Forza Armata italiana  pagò un alto prezzo in termini di vite umane: 13 aviatori, equipaggi di due velivoli C-119 della 46^ Brigata Aerea, furono catturati ed uccisi dai soldati congolesi, che li avevano scambiati per mercenari belgi coinvolti nel conflitto.

La notizia del brutale massacro colse il Paese di sorpresa. I drammatici resoconti, le cronache giornalistiche del raccapricciante massacro fecero inorridire e sussultare la Nazione, che si strinse idealmente alle famiglie dei caduti, in un’incredibile gara di solidarietà.

Per l’Aeronautica Militare, ricordare l’eccidio di Kindu è sempre motivo di commozione e, al tempo stesso, orgoglio. I 13 aviatori, i primi a cadere in una missione al servizio della comunità internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale, costituiscono ancora oggi un simbolo dell’impegno e del sacrificio che la lotta per la pace richiede.


Photo copyright: Aeronautica Militare

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