"IL NUOVO VOLTO DELLE "LINCI"; ospiti del 154° Gruppo del 6° Stormo, conosciamo il passato, il presente ed il futuro del Reparto


Ricostituito sull’aeroporto militare di Ghedi (Bs) nel 1953, le origini del 156° Gruppo sono riconducibili al Gennaio del 1941, quando sull’aeroporto militare di Comiso (RG), venne costituito come Gruppo Autonomo Caccia, alle dirette dipendenze del 23° Nucleo Caccia Terrestre. Equipaggiato di velivoli CR-42 il 156° gruppo trova subito il suo primo impiego operativo in operazioni belliche di rilievo, assolvendo con successo nel periodo della II^ Guerra Mondiale, a tutte quelle missioni di scorta aerea ai velivoli militari aero siluranti o effettuando sortite mirate all’ interdizione aerea nel Mediterraneo Centrale. 
La sua breve storia terminò nell’aprile dello stesso anno e dopo un lungo periodo trascorso in “posizione quadro” – ovvero temporaneamente non attivo - , il 156° gruppo ebbe di nuovo vita nel dopo guerra alle dirette della 6° Aerobrigata, a quel tempo equipaggiata di velivoli F-84 G Thunderjet.
Inquadrato da subito come reparto caccia bombardieri d’attacco dell’Aeronautica Militare, la scarsa disponibilità di velivoli del tempo, non garantiva di poter assolvere a questo incarico con estrema affidabilità ed efficacia, pertanto entro pochissimi anni, venne equipaggiato dei nuovi jet americani Republic F-84F Thunderstreak, (foto sopra) unici velivoli in quell’epoca capaci di effettuare attacchi al suolo con armamento nucleare. 
A Ghedi il 156° Gruppo effettuò tutta l’attività addestrativa atta alla transizione sul nuovo velivolo F-84F al termine della quale, trovò il suo impiego operativo come reparto caccia a disposizione della N.A.T.O., effettuando la rotazione dei turni di allarme che prevedeva l’allerta di 4 velivoli pronti al decollo per le intere 24 ore in assetto di combattimento. 
Infatti, con una configurazione di armamento definita in gergo “asimmetrica”, composta quindi da due serbatoi da 870 litri agganciati ai piloni esterni, un serbatoio da 1.700 litri ed una bomba Mk.7 agganciata invece ai piloni interni, non chè razzi JATO agganciati sotto il ventre dell’aeroplano, l’F-84F era in grado di decollare in spazi contenuti e soprattutto in brevissimo tempo.
Così configurato gli F-84F del 156° Gruppo erano in grado di assolvere compiti di caccia bombardiere e di raggiungere l’aerea di operazioni, ovvero quella che la N.A.T.O. oggi definisce Area Q.R.A., - Quick Reaction Alert – in brevissimo tempo; per aree di impiego a quel tempo si intendeva il cielo della Bulgaria, dell'Ungheria e degli altri paesi dell’EST.
Era il 1° Giugno del 1966 quando gli ultimi Republic F-84F Thunderstreak del 156° gruppo lasciarono definitivamente la base aerea di Ghedi, per trasferirsi in pianta stabile sull’aeroporto militare di Gioia del Colle (BA) e formare, insieme al XII° Gruppo Intercettori, il 36° Stormo Caccia “Helmut Shield”. Alle dirette dipendenze del 36° Stormo, il 156° Gruppo “LINCI” subisce nel tempo vari mutamenti che delineano tra l’altro, anche la sua rapida evoluzione. 
A partire dal 1970 è avvenuta la transizione operativa sull’F-104 G “Starfighter”, mentre invece nel 1984 , arriva sulla base aerea di Gioia del Colle il moderno M.R.C.A. Panavia Tornado I.D.S., velivolo questo che tutt’oggi equipaggia questo Reparto. 
L’evoluzione maggiormente significativa delle “LINCI” e che ha radicalmente mutato la mentalità dei suoi uomini, avviene proprio con la consegna e la transizione degli equipaggi sul nuovo velivolo Panavia M.R.C.A. Tornado IDS. 
Il 156° Gruppo divenuto C.B.O.C. – caccia bombardieri ognitempo convenzionali -, quale secondo Reparto dell’Aeronautica militare Italiana ad essere equipaggiato della nuova “macchina”, attraversa un nuovo periodo di evoluzione e di cambiamento in quanto viene da subito designato ad assumere incarichi caccia bombardiere con peculiarità di ruolo T.A.S.M.O.: Tactical Air Support to Maritime Operation .
Un ruolo questo strategicamente importante perché, oltre a svolgere missioni di bombardamento convenzionale, ha per altro precisi compiti di supporto anche offensivo, alle operazioni navali contro le forze marittime di superficie avversarie; ragione per cui, i velivoli TORNADO del 156° Gruppo sono stati da subito equipaggiati con avionica in grado di supportare armamento con il missile KORMORAN
Dopo la partecipazione alle operazioni belliche nella Guerra del Golfo nei primi anni ’90 con la missione “LOCUSTA”, atta a garantire la liberazione del Kuwait, il 156° Gruppo trova nuovamente l’impiego operativo alle dipendenze della N.A.T.O., impegnata a metà degli anni ’90 nella ex Jugoslavia con le operazioni internazionali “Sharp Guard”, “ Deny Flight” “Deliberate Guard” e “Deliberate Forge”. 
Operazioni queste dove questo Reparto ha dato un positivo contributo svolgendo missioni T.A.S.M.O. di pattugliamento del mare Adriatico, a deterrenza dei vettori marini ed impedire loro la navigazione verso le coste Italiane ed Jugoslave. 
Con l’aggravarsi delle situazioni politiche in Serbia ed in Kosovo, il 156° Gruppo ha trovato nuovamente un impiego operativo di prim’ordine alle dipendenze della N.A.T.O., svolgendo missioni di bombardamento di tipo “CAS” - Close Air Support - e “BAI” - Battlefield Air Interdiction - con l’operazione “Allied Force”, impiegando per la sua prima volta in un contesto del tutto diverso da quello navale, armi più moderne a guida laser. 
Dopo ben 42 anni, a far data dal 1° luglio 2008 il 156° Gruppo “Linci” viene trasferito sull’aeroporto militare di Ghedi (Bs) alle dipendenze del 6° Stormo; un’ avvenimento questo che rimarrà scritto nelle pagine più importanti della storia della nostra Aeronautica Militare e frutto del processo di razionalizzazione delle risorse dell’intera forza armata, attuato dai vertici dello Stato Maggiore dell’Aeronautica a partire dal 2007, per massimizzare l’efficienza e l’efficacia dei reparti di volo.
E’ stato fatto uno studio ed applicata un direttiva, finalizzata ad attuare la trasformazione dell’organigramma della Forza Armata, al fine di raggruppare all’interno degli stessi stormi le stesse linee di volo, nell’ottica di ottimizzare le risorse disponibili e soprattutto contenere i costi gestionali dei reparti.
Questo disegno di ottimizzazione delle risorse, è iniziato in primis con l’aver distinto e scorporato dai singoli gruppi volo le linee manutentive, raggruppandole di seguito in una sola realtà denominata G.E.A. – Gruppo efficienza velivoli - in modo tale che questa stessa entità, contribuisca ad assicurare l’efficienza dei velivoli e garantire l’attività di volo di più gruppi equipaggiati della stessa “macchina”.
Proprio in riferimento a questa precisa direttiva il 156° Gruppo è tornato alle sue origini, dislocandosi in via definitiva a Ghedi a fianco del 102° Gruppo “Paperi”, con compiti O.C.U. - Operational Conversion Unit - , ed al famosissimo 154° Gruppo “Diavoli Rossi” che ha tutt’oggi compiti di attacco al suolo anche nucleari, e di copertura delle forze navali e terrestri. 
Ospiti del 156° Gruppo, Aviation Air Routes ha incontrato il Ten.Col. Pil. Ivan Mignogna, comandante in carico delle “LINCI” il quale a pochi giorni dal cambio di comando con il subentrante Ten.Col.Nav. Michele Ciuffreda, affronta con noi il punto della situazione a due anni dall’insediamento a Ghedi. 
Il nostro colloquio ha avuto inizio con una premessa più che soddisfacente : 
“ il 156° gruppo, sebbene fosse già in procinto di essere trasferito al nord, nel maggio del 2008 ha affrontato sull’aeroporto di Gioia del Colle una valutazione operativa N.A.T.O. atta a valutare la capacità operativa del gruppo”.
Nella fattispecie, è stata valutata in modo al quanto approfondito la capacità operativa, tecnica e professionale degli equipaggi dei TORNADO nell’affrontare un ipotetico rischieramento al di fuori del territorio nazionale e all’interno di un contesto di crisi internazionale, rispettando una determinata tempistica - molto ristretta - , non ché è stata valutata in modo approfondito, la capacità di impiego tattico e strategico dell’intero Reparto. Questa Valutazione è stata brillantemente superata ottenendo altresì una certificazione di impiego operativo valida per 5 anni, non solo per il 156° gruppo, bensì estesa all’intera linea TORNADO. "Siamo arrivati a Ghedi con il petto in fuori”, così orgogliosamente ci afferma il Ten. Col. Pil. Ivan Mignogna, “proprio grazie all’ottenimento di questa certificazione aeronautica per noi molto importante” .
I dieci velivoli TORNADO provenienti da Gioia del Colle, sono giunti a Ghedi volando per più di 1.000 Km in formazione con due Eurofighter appartenenti al XII° Gruppo Caccia Intercettori ; gli onori di casa sono stati resi dalla formazione di 4 Tornado del 6° Stormo con a bordo equipaggi misti del 102° e del 154° gruppo, i quali li hanno scortati sino all’atterraggio. 
A terra ad accogliere il Maggiore Fedele, Comandante di Gruppo in carica in quel periodo, erano presenti il Generale di Squadra Aerea Carmine Pollice ed il Colonnello Pilota Aurelio Colagrande Ex Comandante del 6° Stormo. 
Da qui è iniziato il duro lavoro che ha coinvolto tutti gli uomini del 6° Stormo al fine di agevolare i problemi logistici scaturiti dall’arrivo di altri uomini e soprattutto di altri aeroplani.
La base aerea di Ghedi era predisposta per contenere due soli gruppi volo pertanto l’assorbimento di un terzo Gruppo Volo, ha comportato di conseguenza un’accurata pianificazione a monte per predisporre per tempo una sistemazione adeguata. Tutto è stato ampiamente superato grazie alla rivalutazione e agli adeguamenti dei vecchi edifici, l’attuazione di progetti di ristrutturazione delle infrastrutture già esistenti e in disuso, l'ampliamento dei piazzali con l'installazione di hangar per il ricovero degli aerei di nuovissima concezione, ma soprattutto il ringraziamento va alla collaborazione di tutti gli uomini del 6° Stormo che hanno lavorato duramente per accogliere le “LINCI” con tutte le sue articolazioni.
La sistemazione attuale, anche se pur da considerarsi una sistemazione temporanea comunque pianificata e studiata con un anno di anticipo, ha permesso al 156° Gruppo di non avere interruzioni operative ed una volta affinate le procedure per allinearle alla nuova realtà, dopo aver familiarizzato con il territorio e lo spazio aereo del nord, ha riacquisito la completa efficienza.
“Il tutto in tempo da record ! In soli due mesi è stato completato il trasferimento da Gioia del Colle dopo di che, a settembre 2008, il gruppo ha trovato la sua completa operatività “, così orgogliosamente e con il sorriso sulle labbra, afferma il Ten Col. Pil. Ivan Mignogna.
“Qui a Ghedi abbiamo la possibilità di poter cooperare insieme agli altri gruppi di volo”, prosegue il Ten.Col. Pil. Mignogna; questo è già più volte capitato in occasione di operazioni congiunte sia in Italia, in occasione di esercitazioni svolte in ambito Forza Armata con rischieramenti a Decimomannu, che all’estero con la partecipazione ad importanti esercitazioni internazionali del calibro di T.L.P. o SPRING FLAG. 
La cooperazione è una peculiarità oggi molto importante per più fattori : in primis lo scambio di esperienze e a seguire, il raggiungimento di una maggiore sintonia tra gli equipaggi e le relative articolazioni, nel condurre operazioni e per non dimenticare poi, l’affinamento di un buon livello di standardizzazione procedurali ; tutti elementi questi, oggi determinanti per mantenere alto il livello di efficienza e di efficacia della Forza Armata. Con il trasferimento a Ghedi, altre ad aumentare la cooperazione con gli altri reparti Tornado, sarà presto rivisitato il ruolo del 156° gruppo in seno all’organigramma delle Forze Aeree da Combattimento dell’Aeronautica Militare.
“Il ruolo T.A.S.M.O. ad esempio, non è del tutto decaduto, ma al momento accantonato” così ci illustra Ivan Mignogna : oggi viene impiegato un armamento più moderno con bombe a guida laser GBU-16, GBU-24 o di tipo inerziale GBU-32 JDAM. 
A fronte degli impieghi nei teatri operativi internazionali, oggi sempre più frequenti, la nostra Forza Armata si è trovata costretta ad affrontare una scelta molto importante : quella di allinearsi alle altre Forze Armate della Coalizione ed investire risorse economiche atte all’acquisizione di armi di nuova generazione.
Tra queste la più recente è stata l’acquisizione del POD fotografico RECCELITE
“ l’acquisizione di un POD fotografico di altissima definizione come il RECCELITE e’ stata, a mio parere, una scelta molto azzeccata ! ”, così ci afferma Ivan Mignogna nel corso della nostra conversazione. 
Questo ha portato di conseguenza, sempre nell’ottica di ottimizzare le risorse disponibili, a ridefinire i ruoli all’interno dei gruppi volo TORNADO, per il quale è stato costituito un gruppo di lavoro a livello centrale volto ad uno studio approfondito per la distribuzione dei nuovi compiti.
 Acquisire un ruolo per un reparto, significa raggiungere un traguardo che prevede l’avviamento di una serie di processi per raggiungere degli standard prestabiliti e finalizzati ad ottenere una capacità operativa per la quale lo stesso reparto, viene successivamente valutato, giudicato e testato sia in ambito Forza Armata che N.A.T.O., da appositi team.
Il ruolo attuale del 156° gruppo al momento è quello di Caccia Bombardiere, con incarico secondario di ricognizione fotografica, ampiamente testata nel teatro afghano con l’impiego del POD fotografico RECCELITE.
“Ho avuto il privilegio e la fortuna di comandare il Task Force Devil a Mazar El Sharif nel nord dell’Afghanistan nell’ottobre 2009 “, ci narra Ivan Mignogna, dove nell’ambito delle operazioni I.S.A.F. (International Security Assistance Force), due velivoli Tornado dell’Aeronautica Militare Italiana, hanno trovato un nuovo rischieramento al di fuori dei confini nazionali. Nelle foto sopra : uno dei due velivoli Tornado del 6° Stormo protagonisti del rischieramento in Afghanistan, sul quale gli uomini dello Stormo hanno applicato una decorazione in ricordo della missione. Si tratta del velivolo MM.7015 (C/n 176/IS014/5020 ) codici 6-32. 
Lo vediamo qui ripreso a Ghedi al rientro da una missione operativa di ricognizione. Si noti agganciato al pilone ventrale, il nuovo Pod fotografico RECCELITE. punto di vista dell’ipotetica minaccia sia per la sua pericolosità, persiste l’estrema necessità di acquisire informazioni sempre più dettagliate e precise, finalizzate a monitorare il territorio e gli obbiettivi strategici.
Qui ha trovato il giusto impiego il nuovo POD fotografico RECCELITE ; “l’impegno che avevamo in Afghanistan era quello della RECONNAISSANCE, ovvero ricognizione aerea fotografica ed il supporto alle forze aeree terrestri” ci spiega il Comandante Mignogna, il quale prosegue “l’aver fornito materiale fotografico a sua volta interpretato in modo puntuale, preciso e soprattutto con delle informazioni che servono, è stato ampiamente riconosciuto”.

Ci soffermiamo sull’impiego dei Tornado e degli uomini del 156° Gruppo in Afghanistan ed in tal senso il Ten. Col.Pil. Ivan Mignogna, ci narra a grandi linee il tipo di missioni di ricognizione fotografica svolte: “le sortite venivano schedulate dall’ufficio operazioni in base alle richieste pervenute nel corso della settimana e di conseguenza allineate in base alle tempistiche richieste” . Questo perché, svolgere un’attività di osservazione di un preciso obbiettivo alle 10.30 del mattino ad esempio, non ha la stessa efficacia di
andarlo ad osservare di sera, di notte, all’alba oppure al tramonto; tutto dipende dal tipo di “ target" da osservare che a sua volta, è potuto trattarsi di strade, ponti, aree territoriali ben definite oppure edifici. 
Una volta conclusa la missione di volo, tutto il materiale fotografico raccolto viene debitamente scrutato dagli occhi attenti dei foto interpreti, i quali sono preposti ad osservarlo accuratamente e trarne dal tutto uno studio per estrapolare le massime informazioni.
La parte conclusiva è rappresentata dalla loro relazione tecnica finale, che corredata a tutto il materiale raccolto, viene inviata all’organo superiore “intelligence” che emanerà notizie e disposizioni o pianificherà interventi con le truppe terrestri.
Per questa tipologia di missione correlata all’impiego del RECCELITE, il ruolo del foto interprete è divenuto fondamentale; ad esempio prendendo in esame un edificio visto in orografia, al nostro occhio non allenato, può apparire anonimo e non dire nulla di se pur osservandolo accuratamente.
Lo stesso edificio, scrutato invece da personale appositamente addestrato e formato come i foto interpreti, può contrariamente fornire moltissime informazioni estrapolate a sua volta dalle sue dimensioni, dalla sua conformità, dal suo posizionamento rispetto all’ambiente circostante, dal numero delle sue finestre, dalle porte di accesso con relative dimensioni, dalla tipologia di ombre che produce al suolo ecc.ecc. ; dettagli questi per noi forse inutili ma invece preziosi per gli organi di “intelligence”.
“Il nostro riscontro, quale risultato concreto del lavoro svolto durante la missione, stà nel feedback conclusivo sul prodotto e sulla relazione finale inviata a chi ha commissionato la missione”, così ci spiega Ivan Mignogna, assicurandoci altresì orgogliosamente “per noi del 156° Gruppo, i feedback in teatro operativo sono stati tutti molto positivi, con commenti del tipo: ottimo lavoro, era tutto quello che avevamo bisogno, oppure, era tutto ciò che cercavamo ! “.
Questo è il frutto dell’addestramento fatto in ambito nazionale che se pur “simulato”, una volta affinate le procedure per adattarle al contesto Afghano, ha dato i suoi buoni frutti. Questo perché “andare ad osservare una casa ad esempio, o altro obiettivo strategicamente importante in tempo di pace e soprattutto in esercitazione a casa, non è la stessa cosa come andarlo ad osservare in un teatro operativo come quello Afghano”.
L’impegno che ha avuto in Afghanistan la nostra Aeronautica Militare e che tutt’ora sta affrontando con il rischieramento di altri velivoli AMX, è stato molto importante sotto molti punti di vista: da visibilità all’intera nazione, alla nostra Forza Armata al pari di molte altre nazioni come U.S.A., Germania, Regno Unito e Francia con le quali c’è stata molta cooperazione. Questo oltre a rappresentare un consistente bagaglio culturale inappagabile, ha allargato sicuramente gli orizzonti della nostra Forza Armata.
“Il sacrificio è stato comunque imponente”, prosegue Mignogna, "soprattutto per la distanza di oltre 5.000 Km da casa, all’interno di un contesto militarmente organizzato per 24 ore al giorno e per un tempo prolungato che varia dai due, ai tre oppure ai 6 mesi, sempre armati, con elmetto e giubbotto anti proiettile indossato, in un ambiente dove in qualsiasi momento potevamo essere attaccati, ed in condizioni climatiche molto diverse dalle nostre e a cui non siamo molto abituati : molto caldo in estate, molto secco e freddo in inverno.
E’ stata un’esperienza molto appagante che vorrei ripetere e consiglierei di fare a chi non l’ha fatta, perché è la realizzazione di tutti i sacrifici che si fanno qui a casa con l’addestramento quotidiano”, prosegue Mignogna parlandoci dell’Afghanistan “essere inviato in teatro operativo significa mettere in pratica tutto ciò per cui ci siamo addestrati”.
Rientrati dall’Afghanistan i Tornado del 156° Gruppo volano in Alaska: un altro importante impegno che vede a distanza di sei anni, una nuova trasferta in America dei Tornado dell’Aeronautica Militare Italiana.Differentemente dalle precedenti edizioni, che vedevano il NEVADA come teatro operativo di RED FLAG e DISTANT FRONTIER due esercitazioni multinazionali di spicco nel panorama addestrativo della N.A.T.O., l’edizione 2010 ha avuto luogo in ALASKA.
Anche se più lontana da raggiungere, l’Alaska offre molteplici possibilità di simulare minacce aria/aria ed aria/suolo, non ché di lavorare in uno scenario completamente diverso : molto più grande, con spazi aerei più ampi e meno trafficati, terreno le cui caratteristiche consentono di volare a quote davvero molto basse, cosa questa ormai non più possibile da svolgere in Europa.
L’Aeronautica Militare ha fatto un enorme sforzo economico, ma senz’altro di efficace ritorno di qualità, di esperienza e di addestramento per gli equipaggi e tutto il personale della Forza Armata. Un vero e proprio test delle capacità dell’intera linea Tornado a confronto con forze aeree della coalizione e Giapponesi, con la quale la nostra Forza Armata non si era mai confrontata.
“Mi ritengo fortunato ed è motivo di orgoglio, come Comandante di Gruppo, a portare il 156° e tutta la cellula Tornado in un esercitazione importante come RED FLAG e DISTANT FRONTIER ” asserisce Ivan Mignogna. 
Una traversata oceanica effettuata in un tempo massimo di 5 giorni, assistita anche da rifornimenti in volo con TANKER americani, ed articolata in un routing intervallato da scali tecnici da Ghedi alle Azzorre e poi a Bangor sino a Fairchild per giungere sino ad Eielson Air Force Base, importantissima base americana strategicamente disposta e sede di gruppi “AGGRESSOR” statunitensi, altamente preparati ed appositamente addestrati per svolgere missioni simulate di minaccia, equipaggiati di velivoli Lockheed Martin F-16.
Sulla Eielson A.F.B. è stato appositamente costituito il Reparto Autonomo di Volo - R.A.V. - , sotto la guida del Colonnello Giorgio Foltran del Comando Forze da Combattimento di Milano, entità dalla quale dipendeva la componente italiana per tutta la durata delle esercitazioni. 
La “Red Flag” è stata la prima esercitazione a cui hanno partecipato i Tornado italiani e che si è svolta dal 10 al 25 Giugno. 
Questa esercitazione si configura come uno degli scenari più realistici al mondo, atta a sviluppare in modo capillare l’integrazione e la sinergia degli assetti aerei, al fine di svolgere operazioni aeree sempre più complesse e con il particolare intento nell’affinare le tattiche relative al supporto aereo nei confronti delle truppe di terra. Tutti gli equipaggi di volo, compreso quelli italiani, hanno sinergicamente cooperato con le forze terrestri, verificando in pratica “sul campo”, svariate tattiche da usare nei vari Teatri Operativi. Caratterizzata da un livello di difficoltà crescente, con la RED FLAG vengono testate diverse strategie : dalla leadership di comando, alla gestione e al controllo della situazione di crisi, e all’intelligence.
Ad ogni missione, specialmente per quanto concerne i bombardieri, corrisponde una reazione militare strategica e politica che si riflettono nei giorni successivi dell’esercitazione stessa.
Questo perché, “ nel momento in cui un bombardiere va a colpire un obbiettivo, va a ledere o ad alienare una capacità dell’avversario”, ci spiega il Ten. Col. Mignogna ; a sua volta l’avversario, mette in atto una reazione contraria limitata, oppure in moltissimi casi ancor più distruttiva ed incisiva nei nostri confronti : “Tutto ciò viene ampiamente riprodotto e simulato come se fosse una battaglia reale” prosegue Mignogna. La simulazione è fatta a tal punto che il piano strategico non è a conoscenza della “fazione rivale” e quindi anch’essa nel frattempo mette in atto e sviluppa la sua tattica.
Per tutti gli equipaggi lavorare in un contesto del genere, è una grande opportunità, proprio per il fatto che vengono proiettati in una condizione di collaborazione con moltissimi assetti aerei : dalla difesa aerea, alla scorta, al S.E.A.D. per la soppressione di difese nemiche ed altri ruoli che un contesto operativo di questo calibro richiede.
Non per ultimo da considerare, è il trovarsi immersi all’interno di uno spazio aereo al cui interno operano simultaneamente 60/70 aerei diversi, a quote, tempistiche e velocità diverse e per altro ogni comunicazione viene rigorosamente fatta in lingua inglese. In tal senso ogni sortita viene pianificata con il “MISSION COMMANDER”, figura responsabile della “MISSION e AIR TASK” non ché di tutti gli assetti che ci sono, con il quale viene coordinato il piano: il bombardiere decolla e và ad attaccare il target , altri velivoli decollano per garantirne la scorta, altri velivoli E.C.R. svolgono la missione S.E.A.D. - Suppression of Enemy Air Defence - per attaccare e sopprimere il radar nemico, mentre gli elicotteri vanno a fare la C.A.S. – Close Air Support - in supporto alle truppe di terra. 
Per concludere l’escalation, ma sicuramente di primaria importanza sono gli AWACS al quale viene assegnato il controllo e la sorveglianza dei vari settori aerei ed i Tanker che posizionandosi nelle aree assegnate, assicurano i rifornimenti in volo. 
“E’ uno scenario molto complesso in cui il pilota o l’equipaggio è proiettato e dove lui stesso deve mettere in atto il bagaglio professionale frutto del suo addestramento fatto gradatamente ” asserisce Ivan Mignogna nel corso della nostra conversazione.
I Tornado italiani rischierati sulla Eielson A.F.B. , sono stati scelti tra quelli equipaggiati di sistemi avionici aggiornati al First Upgrade, in modo da poter meglio svolgere tutte le missioni di penetrazione in territorio nemico “Air Interdiction”, che missioni di supporto alle forze di terra operando unitamente a circa 110 assetti aerei composti da quelli americani su F-16 nella versione CM e CJ, F-15C, A-10C, AV-8B, C-130, E-3 Sentry (Awacs), KC 135, non ché quelle alleate composte da C-130 belgi e Giappone che è vi ha partecipato con i reparti F-15J, KC 767 e C-130.
Il coordinamento di tutte le attività durante lo svolgimento dell’esercitazione è stato condotto dal personale del 353rd C.T.S. - Combat Training Squadron coadiuvato dal 18th Aggressor Squadron, che ha avuto il compito di replicare fedelmente le più avanzate minacce aeree attualmente esistenti.
Per quanto concerne invece la DISTANT FRONTIER, quale seconda esercitazione internazionale cui i Tornado dell’A.M.I. hanno partecipato a partire dal 28 giugno 2010 unitamente a tutti gli assetti internazionali già protagonisti della “RED FLAG”, si differenzia dalla precedente esercitazione perchè si orienta principalmente all’addestramento con sganci di armamento di precisione, GBU-24, GBU-16 e JDAM, - ovviamente in configurazione da esercitazione e quindi senza carica esplosiva - non ché effettuare tutta l’attività di addestramento al volo a bassissima quota operativa e alla Guerra Elettronica, avvalendosi dell’utilizzo del P.A.R.C. - Pacific Alaska Range Complex -
“DISTANT FRONTIER è stata la giusta opportunità per sperimentare sul campo il nostro nuovo armamento ed affinare le nostre tattiche” ci spiega Ivan Mignogna, attività questa ormai sempre più complicata per le numerose limitazioni e regolamentazioni degli spazi aerei italiani sempre più trafficati.
Per altro, il P.A.R.C. - Pacific Alaska Range Complex - equipaggiato con tecnologia di ultimissima generazione a rilevazione di impatto, ha permesso grazie alle sue telecamere appositamente dislocate vicino ai target, di registrare ogni sequenza di volo e rivedere al de-briefing le varie sequenze anche da più angolazioni, dell’impatto della “bomba” rispetto all’obbiettivo . 
Nel corso dell’esercitazione, i Tornado italiani hanno effettuato sortite con equipaggi misti anche dell’R.S.V. - Reparto Sperimentale di Volo - di Pratica di Mare, i quali dal punto di vista tecnico, hanno contribuito attivamente al buon esito della pianificazione delle missioni in poligono : “E’ stato molto appagante per tutti gli equipaggi, aver appurato che tutto funziona”, così orgogliosamente asserisce Ivan Mignogna.

Parlando in termini puramente numerici, circa 30 equipaggi Tornado dell’Aeronautica Militare hanno avuto la possibilità di partecipare alla trasferta negli “States” i quali si sono a sua volta articolati in sortite con equipaggi misti, al fine di acquisire il massimo livello di standardizzazione delle procedure ed arricchire i rispettivi bagagli culturali.
Quattro settimane in cui gli stessi equipaggi hanno effettuato un’attività di volo articolata in circa 20 sortite e a sua volta suddivisa in un type rating basato solamente su 12 velivoli.
Un grande lavoro i cui meriti per gli ottimi risultati raggiunti, sono rivolti anche agli specialisti del G.E.A. di tutti i Reparti Tornado, 6° e 50° Stormo
compresi anche quelli del 1° R.M.V. di Cameri, i quali raggruppati in team hanno rispettato le tempistiche dei cicli manutentivi degli aeroplani e di seguito la completa efficienza, garantendo una la presenza fissa in hangar H24 con turnazione di 12 ore. 
All’interno dell’hangar del 156° gruppo, nei locali adiacenti la sala vestizione dei piloti e l’aula briefing, è stata allestita il vero e proprio covo delle “LINCI”: un luogo ricreativo appositamente ricavato e considerato da tutti gli appartenenti del 156° Gruppo quale punto di riferimento indispensabile per condividere quei sentimenti di amicizia, familiarità, affiatamento e anche per allentare la tensione e lo stress lavorativo. 
Nel covo le LINCI mantengono vivo anche quel pizzico di rivalità tra le squadriglie, e proprio qui sono custodite foto, gadgets, ed altri oggetti rari che meglio ripercorrono le tappe storiche e più importanti delle “LINCI”. 
Qui, abbiamo incontrato il Cap. Tommaso Tuccillo - Pilota di Tornado - ed appassionato tra l’altro di storia e di cultura aeronautica, con particolare riguardo nei confronti di tutta quella che riguarda il 156° gruppo, reparto al quale è strettamente legato sin dalla sua prima assegnazione.
Con il Cap Tuccillo abbiamo avuto modo di capire la quotidianità di un pilota caccia bombardiere e di assistere alla pianificazione di un volo di addestramento delle “LINCI”.



La fase preparatoria del volo avviene presso la sala navigazione del gruppo, approntata nei locali dell’hangar, all’interno della quale si trova tutto il materiale e tutta l’attrezzatura necessaria alla pianificazione della missione. In base al tipo sortita schedulata dall’operativo e soprattutto al “TASK”
che giunge alla sala operativa del 156° Gruppo, relativo al “target” sul quale effettuare l’attività che sia questa di bombardamento che di ricognizione anche fotografica, viene debitamente configurato il TORNADO.
Presa visione dei vigenti NOTAM e dei bollettini meteorologici delle aree interessate dalla missione, l’attenzione si posa sul TARGET verso il quale viene debitamente svolta un’analisi molto approfondita di tutte le sue caratteristiche. La fase successiva è quella della pianificazione della rotta, in gergo comunemente chiamata “carteggio”, a sua volta effettuata avvalendosi di sofisticate apparecchiature computerizzate, più facili e veloci da usare, oppure in modo tradizionale con carta e plotter alla mano.
La rotta di volo viene pianificata in base alle tempistiche richieste dal “TASK”, ovvero dell’orario in cui il TARGET deve essere raggiunto, fotografato o diversamente colpito, e quindi costruita andando a ritroso verso l’aeroporto di decollo. 
Tutte queste tempistiche vengono minuziosamente studiate e calcolate al fine di ottimizzare le risorse di carburante disponibile e soprattutto in rigoroso rispetto delle “finestre” imposte dagli spazi aerei da sorvolare.
Il volo che ci mostra il Cap. TUCCILLO, riguarda un equipaggio impegnato in una missione di addestramento alla ricognizione aerea fotografica , facendo uso del nuovo pod RECCELITE. 
Il TORNADO, dovrà sorvolare due TARGET ben definiti a tempistiche ben diverse : il primo si tratta di un pontile mercantile situato sulla costa tirrenica a nord di Tarquinia, mentre l’altro è un ponte sul fiume Arno poco a sud di Firenze. 
Nei riguardi dei TARGET, in fase di addestramento, questi vengono scelti casualmente lungo tutto il territorio nazionale, tra quelli che maggiormente possono assumere in caso di crisi, caratteristiche e conformazione strategicamente importanti. 
In questo caso si tratta di un ponte e di un porticciolo navale, ma diversamente gli obbiettivi sui quali viene effettuata attività addestrativa, possono essere molteplici : strade, autostrade, porti, aeroporti, snodi o stazioni ferroviarie, oppure incroci o snodi stradali o anche edifici di piccolissime dimensioni.
In base al tipo di attività da svolgere nei confronti del target (bombardamento e ricognizione aerea), la pianificazione della missione a sua volta assume fasi preparatorie diverse. 
Ad esempio, nel caso in cui debba essere svolta un’azione di bombardamento verso un preciso obbiettivo, le considerazioni da fare sono molteplici, ci spiega il Cap. TUCCILLO, sia in fase di pianificazione che in volo.
Dietro alla sgancio di un ordigno, oltre alle doverose precauzioni da prendere, dev’essere considerato il vento al suolo, la velocità del velivolo, gli assetti, le condi-meteo, alla conformità del target e soprattutto in che modo deve essere colpito, quali danni devono essere provocati e soprattutto come contenerli. 
Proprio in base a tutti questi elementi viene pianificata l’intera missione, ci spiega il Cap. Tuccillo .
Per altro, una volta stabilite le tempistiche e la durata del volo, viene a sua volta pianificata un’attività addestrativa “complementare” che viene svolta dall’equipaggio, durante il volo verso il target oppure durante il volo in rotta inversa verso la base, che può a sua volta comprendere: addestramento al volo a bassa quota, inserimenti IFR in aerovia, avvicinamenti in G.C.A. , rifornimenti in volo e tante altre
attività che rientrano nelle normali programmi di addestramento. 
La fase conclusiva della pianificazione sta nell’inserimento di tutti i dati del volo nel computer di bordo del TORNADO, avvalendosi del sistema M.P.S. – Mission Planning Station - , ovvero un computer con precise funzioni di trasferimento su apposita cassetta magnetica, di tutti i dati del volo.
Questa cassetta magnetica, inserita prima del volo dal navigatore nel sistema di bordo del Tornado, sarà a sua volta letta dal computer di bordo che convertirà i dati inseriti a terra, in istruzioni per la navigazione con i punti di riporto stabiliti, la rotta, le virate e tutte le altre informazioni, che il pilota seguirà in volo.
Il piano di volo e tutti i dati della missione vengono scritti e pianificati seguendo una procedura standard : il flight log che il pilota e il navigatore andranno a poggiare sul cosciale, è come una vera e propria partitura musicale, in grado da essere interpretata e capita da qualsiasi altro equipaggio. Gli ottimi livelli di standardizzazione delle procedure, consente oggi a tutti gli equipaggi TORNADO, di parlare e di interpretare lo stesso linguaggio e soprattutto di lavorare allo stesso modo. 
Nel caso in cui il pilota o l’intero equipaggio designato alla missione e per la quale ha svolto l’accurata pianificazione, non possa per qualsiasi motivo non adempiere all’incarico, ogni altro pilota di TORNADO è in grado di volare al suo posto e di svolgere la missione ordinata. 
Questo è il frutto della nuova mentalità e del duro lavoro di preparazione, cooperazione e di addestramento del personale dell’Aeronautica Militare proiettata oggi verso il futuro. 
Una volta svolta la missione di volo e rientrati alla base, vengono discusse e confrontate nel de-briefing tutte le modalità di esecuzione dell’addestramento. 
I dati acquisiti con il RECCELITE vengono invece inviati ai foto interpreti per le eventuali rilevazioni cartografiche e stesura della relazione tecnica.

A pochi giorni dal cambio di comando, come vede il 156° Gruppo il Ten Col Ivan Mignogna ?
“lo vedo molto bene; il periodo di transizione da Gioia del Colle a Ghedi è presso ché ultimato, siamo oggi perfettamente integrati all’interno dello Stormo e dei relativi meccanismi. La cooperazione e l’interazione è massima ed i problemi logisitici sono in progressivo corso di risoluzione ; i lavori di ristrutturazione e di adeguamento delle strutture sono già in stato di avanzamento piuttosto avanzato rispetto alle tempistiche stabilite. Il nuovo ruolo RECCELITE ci darà molto da fare e gli uomini del 156° Gruppo al quanto motivati lavoreranno serenamente a fronte delle ottime prospettive che questo nuovo ruolo offre”, ci spiega Ivan Mignogna. “Non ci fermiamo mai a fronte dei molteplici impegni del reparto; questo è il nostro lavoro; e’ giusto avere dei periodi di calma e di permanenza a Ghedi, ma è altresì importante avere il modo di confrontarsi con altre realtà ed altre situazioni.”


Ivan Mignogna è in seno al 156° Gruppo dal 1995, anno in cui ha terminato i corsi di formazione e di conseguimento del brevetto di Pilota Militare, ed ha assistito alla completa evoluzione di questo Reparto. Come ha vissuto questa evoluzione Ivan Mignogna ?
“ Ho vissuto questa evoluzione con molta soddisfazione” asserisce Ivan Mignogna, “ ho conosciuto il gruppo e la stessa Aeronautica Militare com’era nel 1995 ; un periodo in cui venivamo fuori dal periodo della guerra fredda e quindi con mentalità molto ingessate ed inscatolate. Dal 1995 ad oggi invece, si sono aperti quei nuovi orizzonti che hanno coinvolto l’intera Forza Armata che ha investito moltissime risorse in nuovi armamenti, nuove procedure, nuovi corsi di formazione per il personale, non ché investimenti che hanno portato la stessa Forza Armata a partecipare ad esercitazioni e ad operazioni N.A.T.O. importanti. Ho assistito da protagonista e da spettatore all’evoluzione dottrinale dell’intera Aeronautica Militare :l’ho vista crescere nelle tattiche, nel modo di pensare,nel modo di investire ed ottimizzare le sue risorse, e nella sua flessibilità. Il sacrificio delle persone oggi è notevolmente aumentato rispetto a prima : oggi stiamo fuori casa anche sei mesi l’anno : un sacrificio per noi e per le nostre famiglie che significa crescere di esperienza, di mentalità e di professionalità”.
È dal 2000 che la nostra aviazione militare ha aperto l' arruolamento al personale femminile, come già accadeva in altri Paesi.
Parlando quindi di evoluzione, al 156° gruppo è assegnata la prima “Top Gun” Italiana, cosa ne pensa ? 
“E’ una nuova realtà divenuta oggi essenziale e rappresenta per tutti noi un arricchimento inappagabile. Il Ten. Ida Stefania IRMICI, ben inserita ormai nel contesto dello stormo e del gruppo, ha ottenuto nel giugno del 2010 la qualifica di COMBAT READY, e anche se al momento non ha ancora trovato il suo impiego in teatro operativo, non si esclude che in futuro possa farlo come membro degli equipaggi designati agli avvicendamenti“. 
Quale sarà il futuro del 156° gruppo ?
“il futuro sarà la transizione sul nuovo Lockheed Martin F-35 Joint Strike Fighter, anche se adesso è troppo prematuro parlarne. L’Aeronautica Militare sta facendo molti sforzi per aderire al programma e non credo, anche se non stà a me a dirlo, che in futuro si tiri indietro ; abbiamo raggiunto un livello di professionalità tale che oggi va soltanto mantenuto oppure aumentato.”
Quale sarà invece il futuro di Ivan Mignogna ?
“sono abbastanza anziano ed avendo frequentato il corso interforze presso l’I.S.S.M.I., il titolo che ne consegue prevede l’impiego presso enti centrali della Difesa per mettere in pratica quello che è stato appreso . L’anno di comando penso di essermelo guadagnato ma più di tanto non posso restare” ci spiega il Ten Col. Mignogna.
Quale sarà l’incarico che andrà a rivestire ?
“ Adesso mi attende un impegno presso lo Stato Maggiore della Difesa al quanto impegnativo , ubicato presso l’ufficio Generale di Pianificazione e Programmazione della Difesa. Un lavoro che non ho mai svolto e che vedo con molto rispetto “.
Questo significa il dover abbandonare per sempre l’attività di volo ?
“in un certo senso si, ma lo è già nel rivestire il ruolo di Comandante di Gruppo. Giunti in questa fase della carriera, si termina il compito prettamente operativo e si entra a far parte degli organi dirigenziali o comunque di supporto allo STAFF dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Per quanto concerne l’attività di volo, nel mio caso al momento, sarà circoscritta al solo mantenimento delle “currency” previste al fine di mantenere attive le qualifiche e di poter operare come pilota militare".
Pensa di tornare a volare in futuro ?
“non lo escludo, forse in futuro se il proseguimento della mia carriera mi riserverà di rivestire il ruolo di Comando di Stormo.”
Con il 9 settembre 2010 e la cerimonia di cambio di comando, il Ten Col. Pilota Ivan Mignogna ha definitivamente ceduto il testimone di comando al subentrante Ten. Col. Navigatore Michele Ciuffreda; a lui è affidato il compito di guidare le “LINCI” attraverso il nuovo percorso di evoluzione del Reparto, che vedrà a breve la definitiva assegnazione del ruolo RECCELITE.


di: Valerio Perondi


I nostri ringraziamenti

 Aviation Air Routes porge i ringraziamenti a tutti gli uomini e le donne del 156° Gruppo Volo ed in particolare :
Allo Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Itaiana
Al Colonnello Francesco Vestito Com.te del 6° Stormo;
Al Ten. Col. Pil. Ivan Mignogna, comandante uscente del 156° Gruppo
Al Ten. Col. Nav. Michele Ciuffreda comandante subentrante del 156° Gruppo
Al Ten Col. Marco Astolfi addetto Stampa
Al Cap. Pil. Tommaso TUCCILLO 156° Gruppo

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